Nell’ opera di Maurice Blanchot, “Il libro a venire”, è riportata una frase che mi ha sempre colpito.
“Rilke voleva che il giovane poeta si domandasse: sono davvero costretto a scrivere? Per formulare la risposta: “Si, lo sono.”
“Allora”, concludeva “ costruite la vostra vita secondo questa necessità. E’ un modo per innalzare, ancora alla morale l’ impulso a scrivere.”
Con parallelo molto ardito e molto riduttivamente ho sempre pensato alla ‘costrizione’  alla stesura di un curriculum come necessità di “costruzione” e di verifica dei momenti di continuità e di discontinuità del lavoro.
Il maggiore elemento di disagio è dato dalla necessità di dividere per settori idee, programmi, progetti che, all’ opposto, si è sempre  cercato di correlare tra loro in modo unitario.
Soprattutto agli inizi del lavoro, attività didattica, di ricerca e attività progettuali sollevavano fortemente, sempre, un difficile problema di coerenza: come conciliare la trasmissione disciplinare con interessi di ricerca e di progettazione che hanno molto spesso  ‘altri tempi’, ‘altri modi’ ‘altri luoghi’.
Ho tentato di basare l’ elemento di unificazione dell’ attività di studio e di progettazione sulla scelta dei temi che hanno avuto ‘nel corso del tempo. alcune sostanziali articolazioni corrispondenti  ad altrettanti ‘passaggi’ teorici, a esperienze più chiaramente identificabili.

 
 
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